Siccome sabato ho dovuto andare a fare legna nei boschi del Monte Lefre, è sfumata l'idea di andare a Jesolo per la due giorni dell'Adriatico. Poco male! Al ritorno dalla giornata da boscaiolo, sono andato, anche se un po' in ritardo, all'allenamento di mountainbike del comitato che si svolgeva a Lavarone. Un ottimo esercizio per trovare il giusto feeling con la MTB-O dopo un bel po' di inattività. Peccato solo che non avessi ne il leggio, distrutto in una rovinosa caduta che ha compromesso la gara di Mussolente, ne la bussola. Ma sono riuscito a portare a termine l'allenamento comunque. Anche se un taglione nel bosco con la bici in spalla si è reso necessario dopo aver cannato clamorosamente un sentiero.
Il giorno dopo invece mi cimento in una gara di corsa in montagna del circuito SAT. L'impresa consiste nello scalare il colle che da Cembra porta al lago Santo, terreno famoso agli orientisti per la bella cartina, le diverse gare ed i numerosi allenamenti invernali del Trent-o in cui anch'io mi intrufolavo spesso e volentieri. Come compagni d'avventura ci sono Davide, Emilio (che per l'occasione rispolvera anche un articolo
sul suo blog) , Silvano ed, udite udite, Alberto.
Alberto è un mio carissimo amico che ha un difetto: odia fare qualsiasi attività fisica che non sia ovviamente il s****. La leggenda narra che una volta dopo anni di insistenze da parte mia e di Seve siamo riusciti a portarlo in pista, o meglio sul prato verde e morbido al centro della pista. Li si è esaltato con ben 12 giri a ritmo fra il lento ed il blando. Risultato dell'allenamento: sei mesi di stop forzato per un risentimento muscolare acuto. Peggio della recente scusa della micro-frattura al piede di Severino. Da quella volta siamo riusciti a portarlo un paio di volte al lago di Caldonazzo in bici e nulla più.
Per cui è stata grande la sorpresa quando al mio invito a partecipare ad una corsa in montagna ha risposto: sì, vengo anch'io! Chiaramente ho dovuto raccontargli che la corsa in montagna è in discesa, che la corsa in montagna si svolge in prossimità del mare e che lungo le strade è pieno di gnocca in topless che applaude i temerari atleti. Al di là di come sia riuscito a convincerlo, fatto sta che è venuto. Ovviamente in ritardo! Quando il giudice dava il via, lui varcava la soglia della segreteria per mendicare un pettorale. Comunque è venuto ed è pure stato soddisfatto della sua gara. E non tanto per il tempo che pure è stato notevole per la sua preparazione, ma perché le gnocche a bordo strada c'erano veramente, magari non in topless, ma c'erano per davvero!
Nella mia sfida ormai interminabile con
i nemici-amici del Trent-o invece al prova si conclude con una caporetto. Mentre Emilio si invila con i primi già sulla prima salita, riesco a tenere dietro seppur di poco sia il Davide che il Silvano fino al km 6,5 dove la salita termina e la gara richiede un cambio di ritmo che io non ho saputo imprimere alla mia performance. Non mi resta quindi che soccombere allo scatto bruciante del Davide prima e alla progressione più lenta, ma comunque inesorabile, del Silvano poi.
Il dopo gara è stato molto piacevole, con un ristoro abbondante, un pranzo succulento e con un viaggio di ritorno con il
pulmino dei vigili del fuoco di Cembra alquanto avventuroso. Prima di salutarci siamo andati alla festa paesana di Ville di Giovo dove abbiamo scroccato caffè e tiramisù, oltre a dell'ottimo Muller della val di Cembra.
La serata la concluso a casa del Bepis dove faccio la conoscenza di Maurizio Ongania e della sua famiglia. Una persona squisita che ha saputo fare della cartografia un lavoro. Ovviamente non poteva mancare una cenetta al bacio fatta dalle sapienti mani del Bepi il cui piatto forte era la pasta alle finferle, un fungo molto pregiato che viene solo in questo periodo dell'anno sulle coste più umide delle montagne del trentino - nella fattispecie la Val di Sella.