L'orientamento non è uno sport che si conclude con la gara in se stessa. Esso vive piuttosto di diversi momenti che messi assieme danno la sua unica ed inimitabile piacevolezza.
La gara inizia la settimana prima quando si corre a leggere i comunicati gara, a cercare qualche notiziola, qualche lembo di carta o qualche foto che faccia almeno immaginare ciò che ci attenderà la domanica. Nei giorni che precedono la gara si iniziano a vedere le liste degli iscritti prima e le griglie di partenza poi e si possono così studiare gli avversari e preparare le tattiche da adottare.
La sera precedente (o più spesso la mattina stessa della gara) si prepara il borsone con tutti gli armamentari del caso. Poi ritrovo con i compagni di squadra (di solito un cappuccio e brioches al Bar Cusso ci stanno bene) e partenza per la meta designata.
A questo punto c'è la trepidante attesa della partenza fatta di lunghe chiaccerate con gli amici-avversari. Una usanza pericolosa, che rischia spesso di farmi arrivare in ritardo alla partenza. Quello che accade poi è ciò che sta fra start e finish e si chiama gara. La performance agonistica, un tentativo tante volte goffo, altre errato di correre verso la meta designata con in mano la mappa di gara.
E poi? Bhe uno direbbe che è tutto finito. Ed invece è qui che inizia il bello.
Già al ristoro si incontrano gli avversari che giunti al traguardi diventano di nuovo amici ed si inizia a scambiare considerazioni e a segnare improbabili percorsi sulla mappa, confrontandosi punto per punto con il foglietto degli split time appena fornito alla tenda dello scarico. Il ristoro si sposta ben presto al bar dove si attendono le premiazioni ed il malinconico ritorno a casa. Il week end è finito e con esso anche la gara ...
Ed invece no! Ci sono da scaricare i risultati, confrontare gli spits, fare un giro di tutti i blog dei partecipanti alla gara, andare a vedere gli album fotografici, allenarsi con i compagni di squadra continuando le discussioni sull'orientamento.
Insomma una gara può durare ben più dell'oretta della competizione e normalmente può occupare tutta la settimana precedente e quella seguente l'evento.
Vi domanderete a questo punto il motivo di tale preambolo. Il motivo sta nel fatto che certe gare nascono e finiscono con la gara in se, senza molte notizie fornite prima, ne molte considerazioni successive. Altre invece rimangono vive e vivide nella mente dell'orientista per molto tempo Di quest'ultima sorta sono le gare dell'Erebus, o meglio dell'Er-team. Un imponente sito internet completo ed aggiornatissimo ed un blog sempre simpatico e spiritoso protraggono la gioia della gara anche nei giorni a seguire. Caso più unico che raro, all'arrivo a casa, acceso il PC e mi ritrovo già le classifiche e gli splits della gara. Poche ore dopo compaiono le carte di gara con i percorsi delle categorie principali. Il giorno dopo ci sono già le classifiche complete di punteggi sul sito della fiso e ben due album fotografici ricchi di foto.
Insomma con l'Er Team che organizza, non si va a fare una gara di orientamento, ma si partecipa ad un evento memorabile. Tanto più in questo caso, che si è messa in moto una macchina organizzativa così imponente per appena 150 persone che fanno mountain bike orientamento. E con nessuno di loro che pratica e nutre particolare interesse per questa branca della nostra amata disciplina.
Le due gare che ne sono uscite sono risultate molto piacevoli. Il leggio nuovo mi ha permasso di leggere molto meglio la carta di gara. Il terreno a tratti molto mosso, si è comunque rivelato meno insidioso (soprattutto il secondo giorno) di quello che pensavo. Con mio grande piacere, visto che non sono un gran che ad andare in mountain bike. La staffetta di sabato è stata rovinata da un errore alla seconda variazione che mi ha fatto perdere il contatto con un buon trenino che mi avrebbe potuto tirare fino al traguardo. La gara di domenica invece è andata decisamente meglio. Anche se è stata decisa sulla tratta lunga dove io ed il vincitore con la scelta bassa abbiamo rifilato una enormità agli avversari che sono andati al punto da sopra.
Alla fine posso dire di essermi divertito a questa due giorni, cosa che non sempre posso dire delle mie gare in bici. Soprattutto su terreni troppo tecnici dal punto di vista ciclistico infatti non riesco a divertirmi un gran che. Ma ad Asiago l'alternarsi di tratte tecniche con altre velocì mi ha intrigato non poco, facendomi ritrovare quel feeling con la MTB-O che mi mancava dalla gara di Fimon dello scorso anno.
La sera precedente (o più spesso la mattina stessa della gara) si prepara il borsone con tutti gli armamentari del caso. Poi ritrovo con i compagni di squadra (di solito un cappuccio e brioches al Bar Cusso ci stanno bene) e partenza per la meta designata.
A questo punto c'è la trepidante attesa della partenza fatta di lunghe chiaccerate con gli amici-avversari. Una usanza pericolosa, che rischia spesso di farmi arrivare in ritardo alla partenza. Quello che accade poi è ciò che sta fra start e finish e si chiama gara. La performance agonistica, un tentativo tante volte goffo, altre errato di correre verso la meta designata con in mano la mappa di gara.
E poi? Bhe uno direbbe che è tutto finito. Ed invece è qui che inizia il bello.
Già al ristoro si incontrano gli avversari che giunti al traguardi diventano di nuovo amici ed si inizia a scambiare considerazioni e a segnare improbabili percorsi sulla mappa, confrontandosi punto per punto con il foglietto degli split time appena fornito alla tenda dello scarico. Il ristoro si sposta ben presto al bar dove si attendono le premiazioni ed il malinconico ritorno a casa. Il week end è finito e con esso anche la gara ...
Ed invece no! Ci sono da scaricare i risultati, confrontare gli spits, fare un giro di tutti i blog dei partecipanti alla gara, andare a vedere gli album fotografici, allenarsi con i compagni di squadra continuando le discussioni sull'orientamento.
Insomma una gara può durare ben più dell'oretta della competizione e normalmente può occupare tutta la settimana precedente e quella seguente l'evento.
Vi domanderete a questo punto il motivo di tale preambolo. Il motivo sta nel fatto che certe gare nascono e finiscono con la gara in se, senza molte notizie fornite prima, ne molte considerazioni successive. Altre invece rimangono vive e vivide nella mente dell'orientista per molto tempo Di quest'ultima sorta sono le gare dell'Erebus, o meglio dell'Er-team. Un imponente sito internet completo ed aggiornatissimo ed un blog sempre simpatico e spiritoso protraggono la gioia della gara anche nei giorni a seguire. Caso più unico che raro, all'arrivo a casa, acceso il PC e mi ritrovo già le classifiche e gli splits della gara. Poche ore dopo compaiono le carte di gara con i percorsi delle categorie principali. Il giorno dopo ci sono già le classifiche complete di punteggi sul sito della fiso e ben due album fotografici ricchi di foto.
Insomma con l'Er Team che organizza, non si va a fare una gara di orientamento, ma si partecipa ad un evento memorabile. Tanto più in questo caso, che si è messa in moto una macchina organizzativa così imponente per appena 150 persone che fanno mountain bike orientamento. E con nessuno di loro che pratica e nutre particolare interesse per questa branca della nostra amata disciplina.
Le due gare che ne sono uscite sono risultate molto piacevoli. Il leggio nuovo mi ha permasso di leggere molto meglio la carta di gara. Il terreno a tratti molto mosso, si è comunque rivelato meno insidioso (soprattutto il secondo giorno) di quello che pensavo. Con mio grande piacere, visto che non sono un gran che ad andare in mountain bike. La staffetta di sabato è stata rovinata da un errore alla seconda variazione che mi ha fatto perdere il contatto con un buon trenino che mi avrebbe potuto tirare fino al traguardo. La gara di domenica invece è andata decisamente meglio. Anche se è stata decisa sulla tratta lunga dove io ed il vincitore con la scelta bassa abbiamo rifilato una enormità agli avversari che sono andati al punto da sopra.
Alla fine posso dire di essermi divertito a questa due giorni, cosa che non sempre posso dire delle mie gare in bici. Soprattutto su terreni troppo tecnici dal punto di vista ciclistico infatti non riesco a divertirmi un gran che. Ma ad Asiago l'alternarsi di tratte tecniche con altre velocì mi ha intrigato non poco, facendomi ritrovare quel feeling con la MTB-O che mi mancava dalla gara di Fimon dello scorso anno.