Mentre sistemo il mio percorso della gara appena conclusa, quella di passo San Boldo per intenderci, mi viene alla mente (sarà che diventando Master i ricordi hanno il sopravvento sui fatti della quotidianità! Ma tant'è questo mi è venuto alla mente) un'altra cartina. Si tratta di uno di quegli allenamenti invernali che servono per prendere confidenza con la carta e per non andare in depressione in quella lunga pausa dalle gare che viene dopo l'abbuffata di orientamento autunnale.
Si tratta di un allenamento tracciato da Nicola Pradel e a cui sono presenti gli atleti del Fonsaso, del Primiero e del Pavione. Io, come spesso accade, faccio l'inbucato! Ma quei pochi che se ne accorgono, sembrano apprezzare la cosa.
Il mio stato di forma non è dei migliori e quindi opto per una gara corta. Non quindi il percorso long che fanno gli atleti Elite da Negrello a Turra, da Nicole al Daniele Meneghel. Ma un percorso che fa la sua porca figura ( alla fine c'è scritto anche su questo “long” e tanto basta per sembrare eroici anche facendo quei miseri 6 kms). L'allenamento è tecnico quanto basta per riprendere confidenza con la carta, ma non troppo da causare già i primi scoraggiamenti ad inizio stagione.
Io mi ballonzolo per una buona parte di gara, fino a quando uno di quelli forti, un futuro campione mi raggiunge da dietro. Che fare? Lasciarlo passare? No! Il mio orgoglio mi impedisce di farlo a meno di non vendere cara la pelle. Certo che il tratto che mi porta alla lanterna è tutto in discesa e come si sa quei ragazzini della 16 sono delle mine giù per le rive. Il mio obiettivo è reggere quanto possibile, poi si vedrà. Missione compiuta. Punto timbrato con ancora qualche metro di vantaggio. Ed ora non mi rimane che cercare di stare a ruota per un po' cercando di contenere il distacco, per poi lasciarlo andare. Quando, ormai alla frutta, decido di rallentare e di lasciarlo noto una cosa strana. Si vede che alla fine neppure lui ha tanta voglia di forzare veramente Perhcè decide inaspettatamente di procedere con il mio passo. Ossia lui con tranquillità ed io che tiro oltre le mie umane possibilità. Ma d'altronde ci sarà pure un motivo se il sono sempre in fondo alle classifiche e lui sempre in cima in ogni specialità! Il risultato comunque è che andiamo via assieme per il retso della gara.
Sono onorato di stare al suo fianco e vedere con quale sicurezza affronta le difficoltà della lettura in carta. Poi ogni tanto, vantando di presunzione, provo a stare davanti e mettermi io alla ricerca del punto. Ma gli esiti non sono certo perfetti. Così dopo un paio di volte che arrivo lungo rispetto al punto, lui si fa una risata e commenta divertito: “Ma come leggi quella cartina? Non vedi che il punto è qui?” Come fosse la cosa più normale del mondo per lui quel rompicapo orientistico che mi aveva proposto Pradel. Nella farfalla che segue ci dividiamo per un po', ma alla fine del giro siamo di nuovo assieme per una cavalcata finale, dove lui mi distacca decidendo di saltare a pochi metri dal traguardo con una naturalezza infinita un muro di 3 m che io esitato ad affrontare, prima di vedere una breccia un po' più a destra dove discendere con una maggiore prudenza.
Per molti fare orientamento è correre da soli nei boschi, domando con i soli propri mezzo le difficoltà orientistiche che vengono proposte. Questi in gara fanno di tutto per evitare contatti con altri, anche a costo di fare scelte alternative a cui magari non credono neanche un gran che. Per me fare orientamento è anche correre fianco a fianco con gli avversari ed apprezzarne le loro gesta atletiche e mentali. Così mi piacciono di tanto in tanto queste situazioni. Questa in particolare mi ha permesso di apprezzare, se mai ce ne fosse stato bisogno, la bontà dei gesti atletici di questo orientista che ancora ragazzino, già è in grado di fare meraviglie con una mappa tra le mani.
Ora che constato che questo caro amico, che questa reale forte promessa dell'orienteering italiano rimarrà fermo per un bel po' prima di ritornare a gareggiare, la cosa mi rende molto triste. Mi piacerebbe rivederlo quanto prima riprendere in mano una cartina e venire a correre assieme a noi nei boschi. Mi piacerebbe (nel frattempo) rivederlo quanto prima sui campi di gara a ridere e scherzare con noi. Magari anche con una gamba ingessata o zoppicante, ma li con noi. Vorrebbe dire che il peggio è passato e che la strada per il suo ritorno alla corsa, anche se lunga, è iniziata. E sono convinto che con la sua energia e la sua positività nei confronti della vita e delle persone, non ci vorrà molto perchè possa tornare a correre!
Fabiano ci manchi! We are waiting for you!